Sentiment
Se cerchi il Toro, studia gli Orsi

La ripartenza dei listini azionari ha tratto giovamento, se non giustificazione, dal rapido deterioramento del sentiment degli investitori dopo il massimo della seconda metà di gennaio. E dire che quel massimo risultava il prodotto di un ottimismo che si faceva fatica a contenere. Sta di fatto che gli investitori hanno immediatamente trovato nuove argomentazioni per osservare con rinnovato scetticismo le sorti dei listini azionari, e puntuale è intervenuta la correzione; che ha rapidamente ridimensionato questa positività.
Come si rilevava una settimana fa, il Greed Index è scivolato fino alla cruciale soglia dei 50 punti, che identifica il prosciugamento dell’ottimismo e risulta storicamente compatibile con nuove fasi espansive delle quotazioni. Così è stato: nella versione “total return”, che include i dividendi, l’indice All Share si è permesso il lusso di eclissare il famoso massimo di ottobre 2009.

Anche a Wall Street il sentiment si è deteriorato significativamente, in coincidenza con il raggiungimento sullo S&P del supporto a 1740 punti. Il VIX è decollato, le opzioni put hanno conosciuto una nuova popolarità, e i sondaggi sul sentiment hanno prontamente rilevato un drastico mutamento di umore. Ma i migliori indicatori di sentiment sono mutuati dalla realtà operativa. In altre parole, conta ciò che gli investitori fanno; non quello che asseriscono di voler fare.
Da tempo, nell’arsenale di indicatori a nostra disposizione, monitoriamo l’andamento degli ETF. In particolare, di quelli particolarmente apprezzati dagli operatori particolarmente amanti del rischio. Sorvolando sulla loro efficienza, gli ETF “double long” o “double short” conoscono un boom di scambi nei momenti salienti del mercato. Così, calcoliamo quotidianamente il turnover degli scambi su due prodotti che replicano con fattore -2 l’andamento di S&P e Nasdaq: rispettivamente, l’SDS e il QID. Emessi da ProShares, salgono tendenzialmente del 2% quando l’indice sottostante perde l’un percento.

Il grafico in alto chiarisce immediatamente dove vogliamo andare a parare: quando gli scambi complessivi sui due ETF “ultrabearish” supera una determinata soglia; l’eccesso di pessimismo che ciò rappresenta solitamente coincide con i minimi di mercato. In altre parole, fatalmente quando tutti sono talmente ribassisti da comprare strumenti dalla discutibile efficacia, ma al contempo dalle mirabolanti promesse; è tempo di assumere una posizione contrarian.
Ecco perché all’inizio di febbraio era sensato tornare bullish sulla borsa americana. Fino a quando? fin quando gli investitori ripudieranno scottati questo strumento speculativo. I volumi sono ancora elevati e non accennano a rientrare. Sembrerebbe di poter dire, da questo punto di vista, che è ancora presto per concludere che gli investitori abbiano messo da parte la negatività nei confronti del listino di Wall Street.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...