Sentiment
Sentiment negativo ma non c'è pessimismo

Il bear market che ha contraddistinto il 2022 ha scavato un profondo solco nelle quotazioni di mercato, con lo S&P500 che in meno di dieci mesi ha sacrificato un quarto del suo valore. Fa peggio il Nasdaq che, dai massimi dello scorso autunno, cede un eccezionale 35%, avendo raggiunto venerdì sera un nuovo minimo.
Il sentiment è ovviamente orientato verso il pessimismo, ma sussistono ampie sacche di possibilisti. Stando al Fear&Greed Index, calcolato da CNN Money, potremmo dire spannometricamente che ancora un investitore su cinque contempla la possibilità di una ripartenza dei listini. È un dato che testimonia la persistenza di un certo possibilismo che impedisce una lettura contrarian pienamente confortante.

Difatti, non sfugge come in occasione dei minimi di marzo 2020, di fine 2018 e di febbraio 2016, il Fear&Greed fosse sceso a livelli ben più infimi: a meno del 5%. Una soglia sfiorata ma non pienamente raggiunta la scorsa primavera, e che tuttora risulta ben distante dalle letture correnti di sentiment. Dunque c'è un oggettivo e ragionevole pessimismo, dettato da dieci mesi di ribassi; ma non ancora un panico che porterebbe a concludere che ormai anche l'ultimo rialzista ha venduto, e che pertanto per il mercato non c'è altra direzione da intraprendere che non sia quella rialzista.
Questo in linea di principio non esclude la possibilità di rally anche a doppia cifra percentuale, come quello che ha contraddistinto la fase compresa fra giugno ed agosto. Ma bisognerebbe muoversi con cautela: non è detto che non intervengano in futuri nuovi scrolloni atti a conseguire quel completo livellamento del campo al momento non ancora del tutto conseguito.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...