La svolta della volatilità

- 31/10/2014
Fra la seconda metà di settembre e la prima metà di ottobre, la volatilità ha sperimentato un balzo eccezionale. Non senza precedenti: si contano 21 casi dal 1987 in cui il VIX si è spinto di almeno il 50% oltre la propria media mobile a 200 giorni. Il seguito, nel medio-lungo periodo, è stato certamente degno di nota, ma non è questa la sede per discuterne.
Casomai, un tema che merita un’adeguata riflessione, è la possibilità che la volatilità, ora e non prima, incominci a svoltare definitivamente verso l’alto. Un’ipotesi sempre rigettata, da queste parti, ma ora la prospettiva incomincia a diventare realistica.
Quella che proponiamo, qui in alto, è la media annuale (52 settimane) del VIX calcolato dalla borsa di Chicago. La volatilità, in questi termini, ha fatto registrare una tendenza costantemente calante da marzo 2009 in poi, guarda caso in concomitanza con il bull market azionario. La compressione della volatilità ha raggiunto adesso livelli storicamente infimi: i medesimi livelli raggiunti a metà degli anni Novanta e nel 2007.
Evidentemente, sotto questa prospettiva, la possibilità di un mercato Orso è del 50%: infatti l’episodio del 2007 fu devastante per i corsi azionari, mentre nel 1996 la crescita del VIX si accompagnò a un boom borsistico. Non si possono trarre considerazioni nefaste da questo punto di vista, tanto più che nel 2007 il minimo del VIX giunse 7-8 mesi prima del massimo di mercato.
Tuttavia la volatilità sta svoltando verso l’alto, questa volta, forse, definitivamente. E ciò non è privo di conseguenze per gli investitori. Che intanto possono “comprare VIX” e in tal modo proteggere il portafoglio, a costi abbastanza ragionevoli.
In secondo luogo, questa abbozzata tendenza ha riflessi a livello intermarket. Ad esempio, sempre nel grafico in alto, si propone un confronto fra la volatilità (linea blue, scala di destra) e gli spread sulle obbligazioni USA ad alto rendimento (linea verde, scala di sinistra). Evidente la sovrapponibilità. Il che fa supporre come la tendenza alla dilatazione del differenziale fra HY Corporate bond e Treasury a 5 anni, sperimentata di recente, possa diventare a sua volta fenomeno strutturale.
Ci sarebbero altre correlazioni intermarket da commentare, ma ce ne occuperemo in un prossimo intervento.