Operare con la volatilità storica

- 28/07/2015
Il Rapporto Giornaliero riporta, per tutte le azioni del paniere del MIB, dell'Eurostoxx, e per i principali indici mondiali; il livello della volatilità storica (HV). O meglio, dal momento che di HV si possono calcolare infinite misure, è riportato il rapporto fra la HV a 10 giorni e quella a 100 giorni. Il rapporto in questione, denominato HVI (Historical Volatility Indicator) si presta a cogliere i minimi di mercato quando si spinge oltre il 150%: cioé quando la volatilità di breve periodo supera di oltre il 50% la HV di lungo periodo. Ciò induce tipicamente una contrazione della volatilità di breve, che si associa usualmente ad un rialzo di mercato.
Ma l'HVI è efficace anche nel preannunciare i massimi di mercato e l'avvio di fasi correttive, se non di consolidamento. Lo rileviamo dal grafico dell'HVI applicato allo S&P500:
Un HVI inferiore al 50% equivale ad una HV a 10 giorni pari a meno della metà rispetto alla HV a 100 giorni. Questa eccessiva compressione della volatilità tende ad essere seguita da un rimbalzo della medesima, e da un ridimensionamento del mercato.
In tutti i casi riscontrati, lo S&P ha cessato di salire, e in tempi non troppo prolungati ha avviato un ribasso di alcuni giorni. Poca cosa, per un Orso: ma il bull market è quello che è. Tuttavia l'improbabilità di ulteriori rialzi in presenza di un HVI inferiore a 50 punti suggerisce strategie che traggano profitto da questo comportamento: ad esempio, si potrebbero vendere opzioni call sull'indice, sfruttando il tendenziale azzeramento che il time decay favorirebbe, più che la direzionalità ribassista che pur si manifesta, entro certi limiti.