Volatilità
Un anno brillante, ma senza volatilità? non è la prima volta!…

Sono animali strani, gli investitori: sempre pronti a lamentarsi. Nove anni fa, quando la borsa si risollevava da un feroce bear market, denunciavano un eccesso di volatilità che, comprensibilmente, li allontanava dai listini: eravamo a giugno 2009, i primi segnali bullish di lungo periodo erano già stati registrati e, nel precedente anno, il Dow Jones aveva fatto registrare una variazione media giornaliera – in valore assoluto – prossima al 2%. In positivo, piuttosto che in negativo: chi ha voglia di investire in borsa quando in una sola seduta può guadagnare, ma anche perdere il 2%?

Sono passati diversi anni, la volatilità si è ridimensionata e il refrain è il solito: troppo bassa. Così come i volumi non soddisfano, gli ETF sono troppo protagonisti, le IPO sono tante, o poche; e via enunciando pretesti, che inorgoglirebbero il Fedro de “La volpe e l’uva”.
In effetti la volatilità è ora contenutissima, a meno dello 0.33%. Chi ha voglia di investire quando, nell’ultimo anno, rischia di portare a casa un guadagno o una perdita inferiore ad un terzo di punto percentuale?
Male, perché dal 1950 in avanti una volatilità giornaliera è stata registrata soltanto un’altra volta: nel 1964. Suona familiare?
Ma certo: perché, come avrete probabilmente letto sul Rapporto Giornaliero di AGE Italia, quell’anno risulta sorprendentemente simile a quello corrente:

Se il parallelo storico persistesse, la circostanza sarebbe di buon auspicio, vista la proiezione che emerge per i prossimi due mesi. E dopo? Be’, questa è materia di un prossimo articolo...

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...