Lo scontro fra le forze in campo si intensifica. Mentre Wall Street fa registrare la seconda volatilità più contenuta dal Dopoguerra ad oggi – per trovare un periodo ancor meno volatile bisogna risalire al 1964 – analisi e investitori fanno a gara nel trovare elementi che possano finalmente – dura restare a guardare il bull market più spettacolare di questa generazione... Continua...
Gli investitori sono scossi (sai che notizia. È da quasi nove anni che lo sono: da quando è iniziato questo bull market...): i tassi di interesse continuano a salire, e negli Stati Uniti sono ai massimi dal 2008. Questo ha comportato un vistoso appiattimento della curva dei rendimenti, con lo spread fra 10 e 2 anni che appare destinato a restringersi ulteriormente, se le aspettative... Continua...
L’aspetto intrigante di questi nove anni di bull market, è la natura timida, placida del movimento: rialzi di entità contenuta, quasi impercettibili; che alimentano dubbi in chi ha comprato («non ce la fa più») e certezze in chi non ha comprato. Ci fossero sedute da +2%, gli emarginati del listino accantonerebbero le cautele e impiegherebbero la copiosa liquidità parcheggiata... Continua...
Di solito l'attenzione degli investitori si sofferma sul valore assoluto dei multipli borsistici; e non, dati (statistiche) alla mano, sulle implicazioni concrete dei livelli raggiunti dal Price/Earnings. Concetti come l'analisi della regressione lineare sfuggono giustamente all'investitore medio; ed è un peccato, perché è possibile proiettare un target per lo S&P sulla base della... Continua...
Torniamo sulla questione della valutazione di mercato. Ci sono diversi parametri contemplabili, e già questo complica la vita: perché non esiste una misura univoca, e la confusione monta. Il Price/Earnings forward, ad esempio, segna 17.7 volte gli utili attesi nei prossimi dodici mesi: siamo soltanto lievemente sopra la media storica, pari a 16.0 volte. Non così tanto. Continua...
Faccio parte dell'ampia schiera di quelli che parlano male del bull market e di quelli che grazie ad esso si sono arricchiti; ma che, sotto sotto, vorrebbero tanto entrare: se mai il mercato ne concedesse l'opportunità. Puntavamo su un nuovo bear market (-20 e passa percento dai massimi), poi su una correzione (almeno -10% dai massimi), poi almeno su un consolidamento: niente. Continua...
Negli anni si è rafforzata una retorica che a prima apparenza faceva e fa presa nell’opinione pubblica: i mercati azionari sono cresciuti grazie agli stimoli straordinari prodotti dalla Federal Reserve; e poi, dalle altre banche centrali. Pazienza che questa argomentazione non sia stata proposta immediatamente: molti investitori sarebbero saliti a bordo di un treno... Continua...
Sotto la prospettiva del Price/Earnings non c'è storia: la borsa americana è piuttosto cara, in termini assoluti, e soprattutto rispetto agli altri indici azionari globali. Un investitore attento al valore dovrebbe preferire i mercati emergenti e quindi il Giappone. Al solito, però, ci saranno fondati motivi per cui il mercato tende a premiare Wall Street, malgrado... Continua...
Come è stato riportato ieri da più parti, stando al sondaggio di BoA Merrill Lynch, la liquidità parcheggiata dai gestori globali in attesa di impieghi proficui, è calata al 4.7%: sotto la media degli ultimi dieci anni. Un dato che non denota eccesso di ottimismo. Ma trovo ben più importante il dato relativo ai money manager del Vecchio Continente: in Europa le masse amministrate... Continua...
I nomi più popolari della borsa americana - Apple, Amazon, Facebook, Tesla - hanno un aspetto in comune: quotano a tripla cifra. Certo, una volta non era così. Ma da qualche anno a questa parte gli split azionari non vanno più di moda, per cui il fenomeno delle società che quotano oltre 100 dollari è dilatato. La figura in basso lo conferma: più del 13% delle società su cui... Continua...