Concettualmente è logico che una valuta si deprezzi se ne aumenta la quantità in circolazione, e si rivaluti nel caso contrario. Nei rapporti bilaterali, la svalutazione sarà subita dal cambio la cui banca centrale appare più aggressiva rispetto all'omologa; per cui, in parole povere, sarebbe naturale aspettarsi che l'euro si deprezzi contro dollaro, nella misura in cui la BCE continua... Continua...
Un recente rapporto di Natixis inchioda l'Italia alle sue responsabilità esclusive (si vede che in questo periodo non andiamo granché a genio ai francesi). La ripresa nell'Eurozona è ripartita anche prima dell'avvio del programma di acquisto di titoli da parte della BCE ad inizio 2015: lo si desume dal fatto che il tasso di disoccupazione continentale, solitamente variabile lagging... Continua...
Mentre l'attenzione di tutti è puntata sulle grandi questioni geopolitiche - dalle tensioni a Washington alle prospettive di pace in Corea, dalla guerra civile in Siria al neonato governo italiano - lontano da noi, a Pechino, le autorità continuano con la loro manovra restrittiva. L'impulso fiscale è in ridimensionamento, e l'offerta di moneta si contrae a livelli che non si sperimentavano... Continua...
Nell'eterna discussione sulle condizioni effettive della politica monetaria globale, possiamo aggiungere questa ulteriore considerazione. In termini assoluti il tasso medio di intervento delle banche centrali occidentali (Federal Reserve, Banca Centrale Europea, Bank of England) è oggettivamente contenuto, allo 0.75%: tre quarti di punto percentuale. Certo... Continua...
Le ultime giornate turbolente sembrano smorzare la determinazione delle banche centrali nel proseguire la normalizzazione avviata della politica monetaria ultra-accomodante. D'altro canto, però, siamo ancora ben lontani dal conseguire il confine che separa una politica "più" restrittiva, da una politica restrittiva tout court. Con riferimento agli USA, ad esempio... Continua...
Dietro l’apparente serenità, c’è nervosismo fra i responsabili della politica economica europea. Dopo il picco di dicembre, il PMI manifatturiero è sceso per quattro mesi consecutivi: su livelli tale da garantire ancora una vistosa crescita, naturalmente; ma non così vigoroso come sperimentato fino alla fine del 2017. Questo rallentamento, fino ad un certo punto fisiologico, è stato... Continua...
La Federal Reserve promette ulteriori interventi sul fronte dei tassi di interesse: tre aumenti quest'anno, e altrettanti nel 2019. La politica monetaria USA passerà da "più restrittiva" a "restrittiva" tout court. O lo è già? la figura che proponiamo oggi, già vista nelle precedenti edizioni degli Outlook di AGE Italia, mostra il Fed Funds rate da trent'anni ben racchiuso... Continua...
Ci confortano ricordando che un conto sono i tassi in rialzo, altro sono i tassi alti. Dopotutto nessun bear market è iniziato quando la Federal Reserve ha aumentato il costo del denaro: i guai essendo partiti quando la banca centrale americana i tassi li ha incominciato a tagliare. A settembre 2007 la prima limatura del Fed Funds rate: le borse avrebbero svoltato verso il basso... Continua...
Siamo giunti negli Stati Uniti a sei aumenti dei tassi ufficiali dalla fine del 2015. Le aspettative variano da ulteriori due, se non tre aumenti per quest'anno; e altrettanti nel 2019. Molti osservatori iniziano a temere che questo inasprimento monetario possa condurre ad un'inversione della curva dei rendimenti, ad una recessione e ad un bear market. Se però osservassimo la questione... Continua...
Malgrado i tentativi dell'amministrazione Trump, il deficit commerciale degli Stati Uniti si allarga: a febbraio il disavanzo ha raggiunto i 582 miliardi di ollari. Si tratta in termini assoluti dello squilibrio più consistente degli ultimi nove anni. Ed è un bene: non solo perché la differenza negativa fra esportazioni ed importazioni si traduce in impulso all'Export del resto del mondo... Continua...